Mafia: The Old Country – Un ritorno autentico alle radici della tragedia mafiosa - Gameplay al servizio della narrazione

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Gameplay al servizio della narrazione

Non ci sono grandi rivoluzioni meccaniche. Di base la struttura è quella di un TPS stile Uncharted, dove le sparatorie funzionano il giusto, così come il modello di guida, gratificante e molto fisico. I duelli col coltello sono intensi e brutali al netto di collisioni ed una fluidità delle animazioni non sempre perfetta; e le sezioni stealth sono limitate, ma sufficienti. Tutto è al servizio della storia. E questa è una scelta precisa: non siamo al cospetto di virtuosismi di gameplay o a pretese di evoluzione del medium, siamo qui per vivere un’esperienza narrativa.

Certo, dopo qualche ora alcune dinamiche iniziano a ripetersi, soprattutto nei combattimenti corpo a corpo; ma il gioco non pretende di durare più del necessario. Le sue 10-15 ore sono dense, ben ritmate, senza riempitivi. Ogni missione ha un significato. Ogni scena, un peso.

I programmatori hanno utilizzato tutto il budget ed il tempo che avevano, per consegnarci un’ottima storia di mafia, un’esperienza che più onesta non si può, fin dal suo annuncio, con la sua dichiarazione di intenti da produzione “minore” e col suo prezzo budget. L’unica colpa che si può davvero dare agli sviluppatori, (oltre ad alcune mancanze tecniche che vedremo nel paragrafo successivo), è un’intelligenza artificiale davvero deficitaria. I nemici, praticamente tutti uguali, se non per una casistica leggermente più resistente ai colpi da fuoco, avanzano a testa bassa verso di noi, senza grandi manovre di fuga e/o di accerchiamento. L’unica loro ragion d’essere è sparare ed essere sparati.

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